Su SuperEVA del 20 giugno 2009 appare un articolo dell’autrice sulla rubrica Letteratura Gastronomica a cura di Loredana Limone, con il commento della stessa giornalista.
Monumenti e dolci momenti
Tutte le buone intenzioni, ma poi tra il dire e il fare c’è di mezzo una storica e “peccaminosa” pasticceria torinese che… Ma leggete il racconto che segue, scritto da Luciana Navone Nosari appositamente per questa guida. Mentre per il grande pubblico, in libreria e su IBS, sono disponibili i romanzi dell’autrice “Specchi di ghiaccio” e “Profumo di tiglio”, oltre a “Carezze di Luce” un libro straordinario – che consiglio vivamente – sul rapporto madre-figlia in questa dimensione e… molto oltre.
Da superEva del 17 febbraio 2008 – Letteratura gastronomica
a cura di Loredana Limone
Era bastato sentire appena il sapore di quei dolci corti e paffuti che sembravano modellati nella valva scanalata di una ‘cappasanta’ perché immediatamente il protagonista di Proust ritornasse alle domeniche mattina della sua infanzia a Combray, quando la zia gli offriva un pezzetto di madeleine intinto nell’infuso di tiglio.
Molto spesso, infatti, un sapore, una canzone, la scritta su un portone, una fragranza danno vita alle immagini di un ricordo, e con le note ricomparse nella mente fiumi di commozione ci avvincono totalmente, come conferma Luciana Navone Nosari nel paragrafo di apertura del suo romanzo Profumo di tiglio (Edizioni Angolo Manzoni).
Un bene ancora possibile
Non sarà un caso che l’autrice abbia scelto proprio il tiglio come elemento intorno al quale far riallacciare amicizie mai dimenticate e ancor meno lo sarà il fatto che, la narrazione coniugata in prima persona, la voce narrante corrisponda al nome di Maddalena.
In questo libro di suggestioni proustiane, Combray è Villar Perosa, dove peraltro è nata l’autrice e che, non lontano dal capoluogo piemontese, si trova a ridosso di due montagne, popolate da una vegetazione ricca di castagni e da boschi generosi dispensatori di funghi, dove sino all’inizio del secolo scorso gli abitanti vivevano di agricoltura e della vendita di mele.
Invece la storia, di un color giallo avvincente, che inizia con il dipanarsi delle storie di un gruppo di amici, si svolge a Torino, dove essi si sono trasferiti e dove si incontrano grazie al profumo di un tiglio che, dimenticato da cittadini troppi disattenti al conforto della sua ombra, giunge alle narici di Maddalena e la fa risentire bambina, fra l’erba appena tagliata, i fiori di ligustro, le pesche di velluto, le prugne acerbe a raspare tra i denti da latte.
Dopo essersi ritrovati, i nove amici, ben lungi dall’essere gli spensierati bambini di un tempo, sono coinvolti nella ricerca della verità che riguarda l’uccisione di Giulio Federici, un noto magistrato, avvenuta nell’edificio adiacente a quello di Maddalena.
Le indagini e i risvolti li prendono così tanto che non è possibile liberarsene nemmeno davanti a un gelato reso ineguagliabile dalla ricetta segreta del Caffè Gramsci, e il lettore viene trascinato in situazioni terribili dove l’odio ha nutrito animi mai sazi di invidie e gelosie, ma dove – senza sdolcinatezze né uno scontato lieto fine – la forza dell’amicizia e dell’amore cede il passo al bene.
Un bene ancora possibile.
Da LA GAZZETTA DEL WEB del 13 settembre 2008
PIEMONTE DI CARTA |
Rubrica IN LIBRERIA a cura di Rita Rutigliano
Luciana Navone Nosari, Profumo di tiglio ed. Angolo Manzoni – euro 14,50 |
Suggestioni proustiane e “la forza delle emozioni” (come indica il sottotitolo), fin dalle prime p
agine di questo romanzo che fa del tiglio evocato nel titolo un cardine narrativo frattanto evocando con precise notazioni le località piemontesi in cui la narrazione è ambientata.
«Avete sentito parlare dell’omicidio Federici? – domandai.
- Come no! – intervenne Orfeo, – conoscevo bene quel magistrato!
- Che cosa c’entra con voi due? – si meravigliò Marzia.
- Il delitto è avvenuto nel cortile dell’edificio adiacente, che ha un ingresso in comune con questo palazzo, – precisai e lo stupore fu corale».
In un susseguirsi di continue revisioni della realtà, la storia mette in scena – in un giallo avvincente del cui sviluppo non anticipiamo alcunché – un gruppo di nove amici d’infanzia e l’eterno conflitto tra ragione ed emozione. Conflitto risolto, infine, a favore di quest’ultima: «La trama di un sogno segreto aveva attraversato il turbamento di una vita alla ricerca di una verità rincorsa e all’apparenza irraggiungibile, ma quando l’emozione aveva bussato alle soglie del suo mistero con stupore aveva trovato la verità più della ragione perché, se si dà loro udienza, i sentimenti sanno essere autori di insperati trionfi su battaglie altrimenti dichiarate vinte».
La vicenda si dipana in particolare tra una Torino salottiera e corrotta e la non lontana Villar Perosa (dove peraltro è nata l’autrice), «un paese che dista meno di un’ora dalla città» e che pure tutti loro avevano lasciato per andare «alla ricerca di un lavoro o per proseguire gli studi». Un paese dell’alta Val Chisone, in una suggestiva posizione «a ridosso di due montagne, popolate da una vegetazione ricca di castagni e da boschi generosi dispensatori di funghi, dove sino all’inizio del secolo scorso gli abitanti vivevano di agricoltura e della vendita di mele».
Gualtiero e Maddalena ricostruiscono la realtà offuscata dall’enigma che riguarda l’uccisione di Giulio Federici, un noto magistrato. Il primo intreccia una trama dettata dalle esigenze della ragione; la seconda – che è la voce narrante – interpreta i fatti cogliendone una trama più profonda, più vera.
E, alla fine: «Mancava una settimana a Natale e Torino era illuminata da un milione di luci dai cento colori. Chiesi agli amici del tiglio di raggiungermi nel cortiletto, dove il cesto dei ricordi attendeva di ospitare, per chiuderlo, l’ultimo capitolo di una vittoria che aveva assegnato ad ognuno di loro un ruolo da protagonista».
«Il tiglio era stato attento uditore delle nostre storie e il suo profumo aveva fatto da cornice alle vicissitudini di un epilogo mai scontato, sussurrandoci l’aura di una certezza: quella che al di sopra di ogni dolore e di ogni tragedia, comunque si fossero conclusi i nostri parziali percorsi di vita, la gioia di rimanere uniti avrebbe continuato ad arricchire i nostri cuori.
L’emozione è un’arma straordinaria e il ricordo della fragranza di un’epoca lontana ne era stato creatore, culla di sensazioni alla ricerca del rifugio sicuro: il sentimento, cometa di una forza chiamata amicizia e del proprio mistero».
[...] «Le poche foglie superstiti caddero sulle nostre risate: erano foglie di fine autunno, prive di profumo, ma in noi c’era la forza per immaginarlo, evocarlo. Chiudemmo gli occhi, aspettando che diventasse realtà. E puntualmente arrivò, avvolgendoci con la sua magia. Era lì con noi, perché nel sogno sta il segreto della felicità. [...] Finché si è capaci di sognare la felicità può esistere. E, arrivando, sorprenderci ancora una volta. Come ci sorprende la vita. Ché è vita».
Nel web e nei nostri archivi:
a cura di Rita Rutigliano
Articolo su ‘CAREZZE DI LUCE’
Da <L’Eco del Chisone> del 30 marzo 2000
ERNESTA e LUCIANA
Ernesta Navone Ribero visse a Villar Perosa (e da sfollata a Pinerolo) negli anni della Seconda guerra mondiale, durante i bombardamenti su Torino, da cui era fuggita con il suo bambino, per raggiungere il marito, assunto poco prima dalla Riv.
Nel corso della sua esistenza numerosi lutti colpirono la sua famiglia di origine: il padre e due sorelle morirono per la febbre “spagnola” , un fratello assiderato e, in seguito, un’altra sorella e il marito di lei lasciarono due figli.
A Villar Perosa Ernesta e Michele, suo marito, ebbero una bambina, mentre continuavano a prendersi cura dei nipoti rimasti orfani. La famiglia quindi era numerosa e la fine della guerra aveva lasciato una vita non facile; comunque i ragazzi crebbero e si crearono un loro nucleo famigliare; Ernesta, invecchiando, provata anche dalla morte del marito e di un nipote, non fu più in grado di vivere autonomamente. Morì nell’ottobre 1996.
La storia della vita di Ernesta Navone compare nel libro “Carezze di Luce“, scritto dalla figlia di lei, Luciana Navone Nosari, che lo ha definito <una ricerca della memoria; un doveroso atto di riconoscenza e di attenzione ad una voce silenziosa, discreta, eppure immensamente vivace e presente>. Nel novembre ’96 si verificò un fatto inaspettato: Luciana si sentì <irresistibilmente spinta a prendere in mano una penna, appoggiarla su un foglio bianco, e aspettare>.
Iniziò così un “colloquio” tra madre e figlia e, poi, anche con altri “spiriti puri“, mediante quella che viene chiamata “scrittura telematica”. Durante uno di questi “contatti” mamma Ernesta chiese alla figlia di trasmettere questi messaggi, perché possano essere d’aiuto a molte persone; <Tu puoi aiutare gli altri>, le “disse” un giorno, <quando vedi che hanno bisogno di aiuto, aiutali. Lo devi fare; ti sentirai meglio anche tu>.
Molti dubbi hanno solcato la mente di Luciana riguardo la veridicità di questi fenomeni: autosuggestione? follia? La risposta la dà lei stessa: <Non è mia intenzione convincere nessuno, al di là dei dubbi e nonostante i dubbi, e nessuna prova potrebbe dare la certezza assoluta, che non è di questa Terra>.
Poi, direttamente alla madre: <Questa esperienza mi ha fatto soffrire meno per la tua perdita, mi ha aiutata a vedere con altri occhi la differenza di vita tra “il di qua” e l’”aldilà”; mi pare che sia tutta una cosa sola, che muta soltanto di condizione>.
E conclude: <E se da questa mia esperienza posso “trasmettere” ad altri dei messaggi che pare li aiutino… perché dovrei essere sorda a questi richiami?>.
Dicono di… Specchi di ghiaccio
Da superEva del 27 luglio 2008 – Letteratura Gastronomica
a cura di Loredana Limone
Un muro da abbattere
L’8 agosto 2008 inizieranno le Olimpiadi di Pechino. C’è ammirazione, ansia, esultanza intorno all’evento, ma anche polemiche, giudizi… Comunque sia, ne parlano tutti.
Luciana Navone Nosari, invece, no.
Con il suo nuovo romanzo di recentissima uscita, Specchi di ghiaccio (Ananke), ci riconduce un po’ indietro nel tempo, ad altre Olimpiadi, quelle invernali di Torino del 2006, e ci narra di un’ avventurosa (a volte pericolosa) ricerca di una verità che è stata falsata, stravolta dalle apparenze. Apparenze che hanno alimentato rancori divenuti talmente radicati da formare una crosta di livore che sarà ben difficile eliminare. La storia inizia con l’incontro di due ex innamorati conosciutisi dodici anni prima in occasione di un altro evento olimpico, quello di Lillehammer, in Norvegia. Il loro amore era poi finito senza una spiegazione, perché entrambi avevano dato credito a prove “apparentemente” inconfutabili.
Lei, Luce, è una giornalista di cronaca e lui, Tullio, un ex campione di sci. Dopo un primo periodo in cui si scambieranno pesanti accuse reciproche, saranno colti dal dubbio di essere stati vittime di un complotto teso a dividerli, e pertanto si caleranno nei panni di improvvisati investigatori per individuare il responsabile della tresca ordita contro di loro. Durante questa ricerca si imbatteranno in misteri antichi e nuovi nei quali, con stupore, si accorgeranno di essere coinvolti personalmente.
La vicenda si snoda tra le vie di Torino, avvolta dalla magica atmosfera olimpica, tra le suggestive immagini create da artisti che hanno letteralmente vestito di luci i monumenti, i portici, i ponti, la collina, velandoli di mistero. Mistero che si estende alla Val Chisone, dove si incontreranno due personaggi “antichi” e genuini, Giuseppina e Giaculin, fedeli alle minuscole corti, al silenzio del tramonti e delle notti, della neve che lo rende ancora più assoluto.
Giuseppina offrirà ai novelli investigatori un delizioso genepì, la bevanda da lei stessa preparata utilizzando i fiori “maschi”, quelli più profumati, da cui si ricava il liquore e che il figlio ha raccolto dai cespugli che nascono ad alta quota. Giaculin, invece, non mancherà di far gustare i goffri, che costituiscono una prelibatezza apprezzata da coloro che vanno alla ricerca di sapori genuini.
Questi dolci, che sovente vengono accompagnati dal vin brulé, si preparano con farina di orzo e vengono cotti in una padella di ghisa. Nelle valli Troncea e Argentera, teatro di molte gare sciistiche, si possono gustare al suono delle ghironde, antichi strumenti musicali costruiti da un mastro liutaio.
Luce e Tullio, le cui vicende si intrecceranno con i “giochi di specchi” della misteriosa nobildonna Berenice Dorio, riusciranno alla fine a guardare oltre il muro che talvolta le apparenze ci presentano come invalicabile, mentre, aldilà di ciò che sembra, può rivelarsi un muro di gomma, di carta velina.
Tutti, auspica l’autrice, dobbiamo abbatterlo, quel muro, nel tentativo di individuare cosa si trovi oltre la barriera e nella speranza di trovare, dietro metaforici deserti e dune e alture, l’oasi della rivelazione, la scoperta del reale.
Per i fans di Luciana Navone Nosari, ecco le prossime presentazioni di Specchi di ghiaccio:
il 19/8/2008 alle ore 17,30 a Ospedaletti (IM)
presso lo Stabilimento Milano (di fronte al Comune);
il 21/8/2008 alle ore 17,00 presso il Forte di Fenestrelle (TO)
nell’ambito della locale Fiera del libro.
Dal ‘Monviso’ del 9 agosto 2008
Recensioni Librarie a cura di Edi Morini
Romanticismo e suspense in un libro nostrano
L’autrice è originaria di Villar Perosa
Proponiamo con entusiasmo ai nostri lettori questo simpatico romanzo di Luciana Navone Nosari, nota scrittrice e pittrice nata a Villar Perosa e residente a Torino, vincitrice di prestigiosi concorsi artistici. La vicenda è ambientata nelle valli olimpiche, dove, sullo sfondo della Val Chisone rischiarata dalla storica fiaccola, Luce ritrova Tullio, mentre Berenice combatte contro antichi orrori. Romanticismo e suspense si completano mirabilmente, garantendoci una trama mozzafiato. Tra notti bianche e tradizioni montane, pulviscoli d’oro e cascate cristalline, si susseguono incalzanti e coinvolgenti vicende umane davvero incisive. Sullo sfondo, Olimpiadi e Paraolimpiadi. Il racconto è suggestivo, pulito, poetico, irrinunciabile. Una vera perla se pensiamo ai troppi romanzi raccapriccianti e volgari che certa editoria offre. Il 12 agosto su Radio Italia Uno (alla frequenza 92.7), dalle 21 alle 23, verrà intervistata Luciana Nosari. Mentre il 21 agosto alle 17 l’opera verrà presentata alla Fiera del Libro di Fenestrelle.
Specchi di ghiaccio è stampato da Ananke: euro 13,50, pag. 199. Da regalarsi e da regalare.
Dal ‘Monviso’ del 6 settembre 2008
Intervista a Luciana Navone Nosari a cura di Edi Morini
Villar Perosa
Nei sogni sta il segreto della felicità
Luciana Navone Nosari, scrittrice/pittrice, è al centro dell’affetto e della stima di numerosi fans, sia a Torino che nel circondario. Per anni ci ha proposto bei quadri, delicati capolavori su ceramica, raffinato decoupage. Capricorno ascendente Toro, si dedica con paziente amore a una meravigliosa famiglia composta dal marito Beppe; dal figlio Antonio; dalla figlia Sara che insieme a Massimo l’ha resa nonna entusiasta della tenerissima Chiara Luce, detta Nocciolina; dalla coccolata micia Sofia… Ma il tempo per scrivere, per fortuna, salta sempre fuori. Magari di notte, mentre le stelle scintillano quiete nel cielo, quando gli spiriti vagano impalpabili tra il sogno e la veglia.
Siamo certi che Luciana saprà offrirci come al solito pagine uniche, coraggiose e tenere a un tempo. Buon proseguimento!!
Da ‘TRIBU’ di ‘Luna nuova‘ del mese di Ottobre 2008
a cura di Bruna Bertolo
Specchi di ghiaccio
Una trama affascinante, che si segue con curiosità, nell’atmosfera incandescente delle recenti Olimpiadi invernali di Torino o lungo i sentieri della val Chisone racchiusa nel nido quasi protettivo dei suoi costumi e dei suoi silenzi incantati. Eppure, c’è un intreccio forte con il passato che racchiude segreti tormentosi: il libro si legge con piacere, per arrivare alla fonte di quei tormentosi misteri che spiegano anche il presente. L’autrice, Luciana Navone Nosari, nata a Villar Perosa e residente a Torino, dimostra di sapersi muovere a suo agio tra le vie e le inquietudini della Torino di oggi e di saper costruire un racconto ben delineato, in cui
il ritmo incalzante del giallo si confonde a tratti con la malinconia e l’introspezione. Ottima prova d’autore per questo volume edito dalla torinese Ananke e per Luciana Navone Nosari terzo romanzo, dopo ‘Carezze di Luce’ e ‘Profumo di tiglio. Inquietante e certo molto appropriato il titolo di questa storia: negli specchi di ghiaccio compare l’orrore di un passato che fa paura.
Da ‘L’Eco del Chisone’ del 12 novembre 2008
a cura di Martina Bonati
Sabato 15 alle 16
“Specchi di ghiaccio” a Villar Perosa
VILLAR PEROSA. Le Olimpiadi di Torino 2006 nascondono un segreto. Intrighi del passato che emergono giorno dopo giorno, legando le gare di Lillehammer a quelle della Val Chisone.
Vicende precedenti. Che si dipanano tra la nobiltà torinese e chi vive in borgata, a Villar Perosa, con la semplicità dei tempi passati.
L’ultimo libro di Luciana Navone Nosari, “Specchi di ghiaccio”, edito da Ananke, sa legare la città alla montagna. Quella sinergia tanto auspicata nel 2006, ma nella realtà mai avvenuta.
E invece, dalla penna della Navone, le vicende della giornalista Luce (la protagonista) trovano i giusti incastri proprio tra le montagne, partendo da Torino.
L’autrice, nata a Villar Perosa nel Dopoguerra, ora vive in città, ma non ha mai abbandonato l’amore per la valle, anzi lo ha alimentato anche a livello letterario, come ha già dimostrato nel suo precedente romanzo “Profumo di tiglio”.
L’amore che assume i toni del giallo. Indagini condotte da Luce, che nel suo nome porta la sua forza: la capacità di far sciogliere gli “specchi di ghiaccio” dietro cui i vari personaggi si celano.
E mente impazzano le Olimpiadi, i segreti vengono a galla, andandosi ad inserire in una trama avvincente che si svela pagina dopo pagina. Molti i rimandi letterari, fili sottili che fanno riemergere nella memoria del lettore gli scritti di Edgar Allan Poe e ricordi pirandelliani del “Fu Mattia Pascal”.
Il libro sarà presentato sabato 15 alle 16 alla biblioteca di “Una finestra sulle valli” (in viale Galileo Ferraris 2 ), con la partecipazione di Fabrizio Florian della Edizioni Ananke di Torino.
Da superEva del 17 febbraio 2008 – Letteratura gastronomica
a cura di Loredana Limone
Era bastato sentire appena il sapore di quei dolci corti e paffuti che sembravano modellati nella valva scanalata di una ‘cappasanta’ perché immediatamente il protagonista di Proust ritornasse alle domeniche mattina della sua infanzia a Combray, quando la zia gli offriva un pezzetto di madeleine intinto nell’infuso di tiglio.
Molto spesso, infatti, un sapore, una canzone, la scritta su un portone, una fragranza danno vita alle immagini di un ricordo, e con le note ricomparse nella mente fiumi di commozione ci avvincono totalmente, come conferma Luciana Navone Nosari nel paragrafo di apertura del suo romanzo Profumo di tiglio (Edizioni Angolo Manzoni).
Un bene ancora possibile
Non sarà un caso che l’autrice abbia scelto proprio il tiglio come elemento intorno al quale far riallacciare amicizie mai dimenticate e ancor meno lo sarà il fatto che, la narrazione coniugata in prima persona, la voce narrante corrisponda al nome di Maddalena.
In questo libro di suggestioni proustiane, Combray è Villar Perosa, dove peraltro è nata l’autrice e che, non lontano dal capoluogo piemontese, si trova a ridosso di due montagne, popolate da una vegetazione ricca di castagni e da boschi generosi dispensatori di funghi, dove sino all’inizio del secolo scorso gli abitanti vivevano di agricoltura e della vendita di mele.
Invece la storia, di un color giallo avvincente, che inizia con il dipanarsi delle storie di un gruppo di amici, si svolge a Torino, dove essi si sono trasferiti e dove si incontrano grazie al profumo di un tiglio che, dimenticato da cittadini troppi disattenti al conforto della sua ombra, giunge alle narici di Maddalena e la fa risentire bambina, fra l’erba appena tagliata, i fiori di ligustro, le pesche di velluto, le prugne acerbe a raspare tra i denti da latte.
Dopo essersi ritrovati, i nove amici, ben lungi dall’essere gli spensierati bambini di un tempo, sono coinvolti nella ricerca della verità che riguarda l’uccisione di Giulio Federici, un noto magistrato, avvenuta nell’edificio adiacente a quello di Maddalena.
Le indagini e i risvolti li prendono così tanto che non è possibile liberarsene nemmeno davanti a un gelato reso ineguagliabile dalla ricetta segreta del Caffè Gramsci, e il lettore viene trascinato in situazioni terribili dove l’odio ha nutrito animi mai sazi di invidie e gelosie, ma dove – senza sdolcinatezze né uno scontato lieto fine – la forza dell’amicizia e dell’amore cede il passo al bene.
Un bene ancora possibile.
Da LA GAZZETTA DEL WEB del 13 settembre 2008
PIEMONTE DI CARTA |
Rubrica IN LIBRERIA a cura di Rita Rutigliano
Luciana Navone Nosari, Profumo di tiglio ed. Angolo Manzoni – euro 14,50 |
Suggestioni proustiane e “la forza delle emozioni” (come indica il sottotitolo), fin dalle prime p
agine di questo romanzo che fa del tiglio evocato nel titolo un cardine narrativo frattanto evocando con precise notazioni le località piemontesi in cui la narrazione è ambientata.
«Avete sentito parlare dell’omicidio Federici? – domandai.
- Come no! – intervenne Orfeo, – conoscevo bene quel magistrato!
- Che cosa c’entra con voi due? – si meravigliò Marzia.
- Il delitto è avvenuto nel cortile dell’edificio adiacente, che ha un ingresso in comune con questo palazzo, – precisai e lo stupore fu corale».
In un susseguirsi di continue revisioni della realtà, la storia mette in scena – in un giallo avvincente del cui sviluppo non anticipiamo alcunché – un gruppo di nove amici d’infanzia e l’eterno conflitto tra ragione ed emozione. Conflitto risolto, infine, a favore di quest’ultima: «La trama di un sogno segreto aveva attraversato il turbamento di una vita alla ricerca di una verità rincorsa e all’apparenza irraggiungibile, ma quando l’emozione aveva bussato alle soglie del suo mistero con stupore aveva trovato la verità più della ragione perché, se si dà loro udienza, i sentimenti sanno essere autori di insperati trionfi su battaglie altrimenti dichiarate vinte».
La vicenda si dipana in particolare tra una Torino salottiera e corrotta e la non lontana Villar Perosa (dove peraltro è nata l’autrice), «un paese che dista meno di un’ora dalla città» e che pure tutti loro avevano lasciato per andare «alla ricerca di un lavoro o per proseguire gli studi». Un paese dell’alta Val Chisone, in una suggestiva posizione «a ridosso di due montagne, popolate da una vegetazione ricca di castagni e da boschi generosi dispensatori di funghi, dove sino all’inizio del secolo scorso gli abitanti vivevano di agricoltura e della vendita di mele».
Gualtiero e Maddalena ricostruiscono la realtà offuscata dall’enigma che riguarda l’uccisione di Giulio Federici, un noto magistrato. Il primo intreccia una trama dettata dalle esigenze della ragione; la seconda – che è la voce narrante – interpreta i fatti cogliendone una trama più profonda, più vera.
E, alla fine: «Mancava una settimana a Natale e Torino era illuminata da un milione di luci dai cento colori. Chiesi agli amici del tiglio di raggiungermi nel cortiletto, dove il cesto dei ricordi attendeva di ospitare, per chiuderlo, l’ultimo capitolo di una vittoria che aveva assegnato ad ognuno di loro un ruolo da protagonista».
«Il tiglio era stato attento uditore delle nostre storie e il suo profumo aveva fatto da cornice alle vicissitudini di un epilogo mai scontato, sussurrandoci l’aura di una certezza: quella che al di sopra di ogni dolore e di ogni tragedia, comunque si fossero conclusi i nostri parziali percorsi di vita, la gioia di rimanere uniti avrebbe continuato ad arricchire i nostri cuori.
L’emozione è un’arma straordinaria e il ricordo della fragranza di un’epoca lontana ne era stato creatore, culla di sensazioni alla ricerca del rifugio sicuro: il sentimento, cometa di una forza chiamata amicizia e del proprio mistero».
[...] «Le poche foglie superstiti caddero sulle nostre risate: erano foglie di fine autunno, prive di profumo, ma in noi c’era la forza per immaginarlo, evocarlo. Chiudemmo gli occhi, aspettando che diventasse realtà. E puntualmente arrivò, avvolgendoci con la sua magia. Era lì con noi, perché nel sogno sta il segreto della felicità. [...] Finché si è capaci di sognare la felicità può esistere. E, arrivando, sorprenderci ancora una volta. Come ci sorprende la vita. Ché è vita».
Nel web e nei nostri archivi:
a cura di Rita Rutigliano
SPECCHI DI GHIACCO
La vicenda è ambientata nella Torino delle Olimpiadi invernali. Avvolta dalla magia della fiaccola, la giornalista Luce ritrova Tullio, per il cui abbandono prova ancora un livido rancore, mentre la nobildonna Berenice Dorio cerca invano di affossare l’incubo iniziato quarant’anni prima e di evitare lo specchio di ghiaccio dove compare l’orrore per il suo segreto. L’inarrestabile avanzare dei fantasmi del passato spingerà i protagonisti a sfidare le apparenze di cui sono prigionieri e nel rincorrere una verità sempre più sorprendente si imbatteranno in segreti antichi e nuovi nei quali saranno personalmente coinvolti. Il muro innalzato dalle apparenze da cui erano stati accecati cadrà, ma sulle macerie della sua caduta ancora una volta la realtà verrà offuscata da ciò che sembra. Nello scandagliare un passato e un presente che potrebbero essere paragonati a un deserto pieno di insidie ma orfano della verità, dovranno cercare di capire se quanto si scorge oltre le dune è un ingannevole miraggio piuttosto che l’oasi della rivelazione. Che altro non sarebbe se non l’incontro con il reale.
‘Un lembo di luce profana una notte per ricondurla al passato. Nel cielo senza luna e parco di stelle, mille lumini si immolano alle nubi per infrangerne la coltre e svelare un mistero: piccola, remota e solitaria fiamma nel cieco buio di un sepolcro ammantato dal silenzio, riflesso in uno specchio di ghiaccio’.
Da superEva del 27 luglio 2008 – Letteratura Gastronomica
a cura di Loredana Limone
Un muro da abbattere
L’8 agosto 2008 inizieranno le Olimpiadi di Pechino. C’è ammirazione, ansia, esultanza intorno all’evento, ma anche polemiche, giudizi… Comunque sia, ne parlano tutti.
Luciana Navone Nosari, invece, no.
Con il suo nuovo romanzo di recentissima uscita, Specchi di ghiaccio (Ananke), ci riconduce un po’ indietro nel tempo, ad altre Olimpiadi, quelle invernali di Torino del 2006, e ci narra di un’ avventurosa (a volte pericolosa) ricerca di una verità che è stata falsata, stravolta dalle apparenze. Apparenze che hanno alimentato rancori divenuti talmente radicati da formare una crosta di livore che sarà ben difficile eliminare. La storia inizia con l’incontro di due ex innamorati conosciutisi dodici anni prima in occasione di un altro evento olimpico, quello di Lillehammer, in Norvegia. Il loro amore era poi finito senza una spiegazione, perché entrambi avevano dato credito a prove “apparentemente” inconfutabili.
Lei, Luce, è una giornalista di cronaca e lui, Tullio, un ex campione di sci. Dopo un primo periodo in cui si scambieranno pesanti accuse reciproche, saranno colti dal dubbio di essere stati vittime di un complotto teso a dividerli, e pertanto si caleranno nei panni di improvvisati investigatori per individuare il responsabile della tresca ordita contro di loro. Durante questa ricerca si imbatteranno in misteri antichi e nuovi nei quali, con stupore, si accorgeranno di essere coinvolti personalmente.
La vicenda si snoda tra le vie di Torino, avvolta dalla magica atmosfera olimpica, tra le suggestive immagini create da artisti che hanno letteralmente vestito di luci i monumenti, i portici, i ponti, la collina, velandoli di mistero. Mistero che si estende alla Val Chisone, dove si incontreranno due personaggi “antichi” e genuini, Giuseppina e Giaculin, fedeli alle minuscole corti, al silenzio del tramonti e delle notti, della neve che lo rende ancora più assoluto.
Giuseppina offrirà ai novelli investigatori un delizioso genepì, la bevanda da lei stessa preparata utilizzando i fiori “maschi”, quelli più profumati, da cui si ricava il liquore e che il figlio ha raccolto dai cespugli che nascono ad alta quota. Giaculin, invece, non mancherà di far gustare i goffri, che costituiscono una prelibatezza apprezzata da coloro che vanno alla ricerca di sapori genuini.
Questi dolci, che sovente vengono accompagnati dal vin brulé, si preparano con farina di orzo e vengono cotti in una padella di ghisa. Nelle valli Troncea e Argentera, teatro di molte gare sciistiche, si possono gustare al suono delle ghironde, antichi strumenti musicali costruiti da un mastro liutaio.
Luce e Tullio, le cui vicende si intrecceranno con i “giochi di specchi” della misteriosa nobildonna Berenice Dorio, riusciranno alla fine a guardare oltre il muro che talvolta le apparenze ci presentano come invalicabile, mentre, aldilà di ciò che sembra, può rivelarsi un muro di gomma, di carta velina.
Tutti, auspica l’autrice, dobbiamo abbatterlo, quel muro, nel tentativo di individuare cosa si trovi oltre la barriera e nella speranza di trovare, dietro metaforici deserti e dune e alture, l’oasi della rivelazione, la scoperta del reale.
Per i fans di Luciana Navone Nosari, ecco le prossime presentazioni di Specchi di ghiaccio:
il 19/8/2008 alle ore 17,30 a Ospedaletti (IM)
presso lo Stabilimento Milano (di fronte al Comune);
il 21/8/2008 alle ore 17,00 presso il Forte di Fenestrelle (TO)
nell’ambito della locale Fiera del libro.
Dal ‘Monviso’ del 9 agosto 2008
Recensioni Librarie a cura di Edi Morini
Romanticismo e suspense in un libro nostrano
L’autrice è originaria di Villar Perosa
Proponiamo con entusiasmo ai nostri lettori questo simpatico romanzo di Luciana Navone Nosari, nota scrittrice e pittrice nata a Villar Perosa e residente a Torino, vincitrice di prestigiosi concorsi artistici. La vicenda è ambientata nelle valli olimpiche, dove, sullo sfondo della Val Chisone rischiarata dalla storica fiaccola, Luce ritrova Tullio, mentre Berenice combatte contro antichi orrori. Romanticismo e suspense si completano mirabilmente, garantendoci una trama mozzafiato. Tra notti bianche e tradizioni montane, pulviscoli d’oro e cascate cristalline, si susseguono incalzanti e coinvolgenti vicende umane davvero incisive. Sullo sfondo, Olimpiadi e Paraolimpiadi. Il racconto è suggestivo, pulito, poetico, irrinunciabile. Una vera perla se pensiamo ai troppi romanzi raccapriccianti e volgari che certa editoria offre. Il 12 agosto su Radio Italia Uno (alla frequenza 92.7), dalle 21 alle 23, verrà intervistata Luciana Nosari. Mentre il 21 agosto alle 17 l’opera verrà presentata alla Fiera del Libro di Fenestrelle.
Specchi di ghiaccio è stampato da Ananke: euro 13,50, pag. 199. Da regalarsi e da regalare.
Dal ‘Monviso’ del 6 settembre 2008
Intervista a Luciana Navone Nosari a cura di Edi Morini
Villar Perosa
Nei sogni sta il segreto della felicità
Luciana Navone Nosari, scrittrice/pittrice, è al centro dell’affetto e della stima di numerosi fans, sia a Torino che nel circondario. Per anni ci ha proposto bei quadri, delicati capolavori su ceramica, raffinato decoupage. Capricorno ascendente Toro, si dedica con paziente amore a una meravigliosa famiglia composta dal marito Beppe; dal figlio Antonio; dalla figlia Sara che insieme a Massimo l’ha resa nonna entusiasta della tenerissima Chiara Luce, detta Nocciolina; dalla coccolata micia Sofia… Ma il tempo per scrivere, per fortuna, salta sempre fuori. Magari di notte, mentre le stelle scintillano quiete nel cielo, quando gli spiriti vagano impalpabili tra il sogno e la veglia.
Siamo certi che Luciana saprà offrirci come al solito pagine uniche, coraggiose e tenere a un tempo. Buon proseguimento!!
Da ‘TRIBU’ di ‘Luna nuova‘ del mese di Ottobre 2008
a cura di Bruna Bertolo
Specchi di ghiaccio
Una trama affascinante, che si segue con curiosità, nell’atmosfera incandescente delle recenti Olimpiadi invernali di Torino o lungo i sentieri della val Chisone racchiusa nel nido quasi protettivo dei suoi costumi e dei suoi silenzi incantati. Eppure, c’è un intreccio forte con il passato che racchiude segreti tormentosi: il libro si legge con piacere, per arrivare alla fonte di quei tormentosi misteri che spiegano anche il presente. L’autrice, Luciana Navone Nosari, nata a Villar Perosa e residente a Torino, dimostra di sapersi muovere a suo agio tra le vie e le inquietudini della Torino di oggi e di saper costruire un racconto ben delineato, in cui
il ritmo incalzante del giallo si confonde a tratti con la malinconia e l’introspezione. Ottima prova d’autore per questo volume edito dalla torinese Ananke e per Luciana Navone Nosari terzo romanzo, dopo ‘Carezze di Luce’ e ‘Profumo di tiglio. Inquietante e certo molto appropriato il titolo di questa storia: negli specchi di ghiaccio compare l’orrore di un passato che fa paura.
Da ‘L’Eco del Chisone’ del 12 novembre 2008
a cura di Martina Bonati
Sabato 15 alle 16
“Specchi di ghiaccio” a Villar Perosa
VILLAR PEROSA. Le Olimpiadi di Torino 2006 nascondono un segreto. Intrighi del passato che emergono giorno dopo giorno, legando le gare di Lillehammer a quelle della Val Chisone.
Vicende precedenti. Che si dipanano tra la nobiltà torinese e chi vive in borgata, a Villar Perosa, con la semplicità dei tempi passati.
L’ultimo libro di Luciana Navone Nosari, “Specchi di ghiaccio”, edito da Ananke, sa legare la città alla montagna. Quella sinergia tanto auspicata nel 2006, ma nella realtà mai avvenuta.
E invece, dalla penna della Navone, le vicende della giornalista Luce (la protagonista) trovano i giusti incastri proprio tra le montagne, partendo da Torino.
L’autrice, nata a Villar Perosa nel Dopoguerra, ora vive in città, ma non ha mai abbandonato l’amore per la valle, anzi lo ha alimentato anche a livello letterario, come ha già dimostrato nel suo precedente romanzo “Profumo di tiglio”.
L’amore che assume i toni del giallo. Indagini condotte da Luce, che nel suo nome porta la sua forza: la capacità di far sciogliere gli “specchi di ghiaccio” dietro cui i vari personaggi si celano.
E mente impazzano le Olimpiadi, i segreti vengono a galla, andandosi ad inserire in una trama avvincente che si svela pagina dopo pagina. Molti i rimandi letterari, fili sottili che fanno riemergere nella memoria del lettore gli scritti di Edgar Allan Poe e ricordi pirandelliani del “Fu Mattia Pascal”.
Il libro sarà presentato sabato 15 alle 16 alla biblioteca di “Una finestra sulle valli” (in viale Galileo Ferraris 2 ), con la partecipazione di Fabrizio Florian della Edizioni Ananke di Torino.
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