di Claudio Ozella
Che cos’è un bagliore? Un lampo, una luce intensa che illumina, sia pur per un momento, vite, persone, emozioni, sentimenti, sensazioni, pensieri, sussurri di piante, animali, venti, piogge, onde, fiocchi di neve. Segnali e carezze di terra e di cielo, frammenti di divino svelati in un attimo, mistero rivelato da un soffio di vento, che strappa la benda che oscura il cuore.
“Bagliori” l’ultimo libro di poesie di Luciana Navone Nosari, è esattamente questo: una cattedrale che ha le sue fondamenta in terra e le sue guglie in cielo. Versi tersi, lucenti, profondi nella loro apparente semplicità, scritti intingendo la penna nell’inchiostro azzurro dell’amore e in quello cupo e buio del dolore, facendo risplendere la vita, la natura, il divino, il bene, il male, in una fantasmagoria d’immagini, visioni, suoni, profumi, colori che ammaliano e seducono il lettore, in una catarsi di gioia e pianto che non dà quartiere, ma purifica il cuore e l’anima. L’autrice ha diviso il libro per temi (vento, infanzia, amore, vita, emozioni per citarne alcuni) ma, in realtà, essi sono profondamente intrecciati, in un gioco di rimandi musicale e armonioso, privo di smagliature o di artifici stilistici, letterariamente piacevoli ma sterili e vuoti come il “cuore di latta” protagonista di “Scintille” su cui emozioni e sentimenti scorrono indifferenti e inavvertiti come pioggia sul vetro. Il cerchio della vita è illuminato in tutte le sue sfaccettature; come lo sguardo estatico e primigenio del bimbo che vi si affaccia in “Giochi nel fuoco”, o la generosità gravida di vita e di speranza donata agli altri, nonostante l’approssimarsi implacabilmente veloce della fine, mirabilmente ritratta in “A un ragazzo di vento”, la vita di un uomo letta sulle rughe del suo viso, geroglifici grondanti sentimenti, passioni, emozioni in “Rughe”. Il coraggio di vivere cavalcando un destriero di vento, superando ostacoli, cadendo, rialzandosi, ma sempre vivendo e lottando, approdando, infine, a un porto di pace, insieme al lettore, che cavalca i versi con gli occhi e con il cuore, in un’estasi di vita che lo conquista e lo resuscita, in “La strada dell’uomo” e in “Il fiume della vita”. L’autrice, però, illumina anche il lato oscuro della vita, il fardello di amori finiti, le lacrime che stagnano nella palude del rimpianto, il frantumarsi dell’anima sotto i colpi spietati e imprevedibili della mala sorte, senza assumere lo sguardo del giudice, ma di un angelo compassionevole che insegna come il male più terribile possa essere sconfitto dal fiore della vita e che un incontro può essere un nuovo inizio, che riscatta gli errori del passato, con parole dolci e forti, respiro di madre sul cuore piagato di un figlio. “Francesco” e “Preghiera” sono un inno alla fede autentica, pura, incondizionata, che sgorga dal cuore come un torrente in primavera e abbraccia terra e cielo su una montagna-cattedrale, dove il sorriso di Croce incontra l’amore infinito di Dio. La natura e gli elementi, del resto, non sono delle pure cornici che abbelliscono i versi; sono, invece, degli autentici protagonisti che risvegliano negli esseri umani la capacità di cogliere frammenti del divino come emerge in “Vento di stelle” o l’essenza stessa della vita, nel suo alternarsi di gioie e dolori, perfettamente descritto in “Vento di vita”. L’infanzia stessa è affrontata senza retorica e sdolcinature stucchevoli, ma colta nel suo dispiegarsi di energie, spensieratezza, voglia di vivere, armonia con la natura, dove s’incontrano i cuccioli degli uomini e degli animali, uniti nello stesso Eden di gioia e d’innocenza, descritto con efficacia in “Cinguettii (non ci sono differenze) ”.
Luciana Navone Nosari è riuscita a rielaborare temi, forme, strumenti della poesia romantica secondo uno stile originale e personale, attualizzandone i contenuti, senza indulgere in stereotipi, ma con una ricerca profonda e a tratti, si percepisce, anche molto dolorosa. In particolare, l’autrice non si pone sul piedistallo del vate al di sopra della vita e dell’umanità, guardandole con altezzoso distacco. Lei, invece, è una poetessa francescana con sfumature leopardiane. In comune con Leopardi è senza dubbio la partecipazione alle sorti dell’umanità, l’idea di solidarietà umana attiva che affronta le difficoltà della vita, partendo dall’io per arrivare al noi, in un’unione che è accettazione autentica e non retorica dell’altro da sé, come “L’Unione” e “L’incontro” sottolineano efficacemente. L’elemento francescano, che pervade tutto il libro, unisce cielo e terra, in un abbraccio fraterno e non mortale.
Luciana Navone Nosari è riuscita sia dal punto di vista dello stile, sia dal punto di vista dei contenuti, a sintetizzare nei suoi versi tradizione e modernità, in un libro che è uno sguardo appassionato sul mondo, e non una fuga dal mondo.
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